News | 14 September 2021 | Autore: Redazione

L'incerta estate del mercato dei veicoli industriali. A trainare sono ancora i pesanti

È un mercato “a singhiozzo”, il cui andamento è difficile da anticipare. La mancanza di componenti obbliga i costruttori a rallentare o sospendere alcune produzioni, allungando i tempi di consegna dei veicoli.

 

Continua l’altalena del mercato dei veicoli industriali (oltre le 3,5 t), che nei mesi estivi ha registrato una forte crescita, rispettivamente del +44,4% nel mese di luglio (su luglio 2019) e +20,5% ad agosto (su agosto 2019).
È questa la stima effettuata dal Centro Studi e Statistiche di Unrae, elaborata sulla base dei dati di immatricolazione forniti dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS).

Questo balzo in avanti del mercato nell’ultimo bimestre fa sì che i primi otto mesi dell’anno si chiudano con una modesta crescita del +4,2% sul corrispondente periodo del 2019. Analizzando però le curve dei diversi segmenti, si nota subito che solo i veicoli pesanti sono tornati in positivo a +7,3% (a giugno erano calati di oltre il 30%), mentre la classe di peso fino a 6 t perde ancora il 35,8% e quella da 6,01 a 16 t perde lo 0,7%.

Secondo Unrae è difficile fare previsioni: “In questo quadro di forte incertezza, negativa anche ai fini di qualsiasi previsione, il +4,2% dei primi 8 mesi non può essere considerato indice di alcuna tendenza.”
 

Ripensare l’intera supply chain della filiera per evitare una spirale “perversa”

“La situazione che stiamo vivendo – ha commentato Paolo A. Starace, presidente della sezione Veicoli Industriali di Unrae – non può più essere giustificata solo come conseguenza del lockdown in tempo di pandemia, e quindi destinata a risolversi con la ripresa economica, della quale il recupero del trasporto merci è un indicatore determinante. I numeri che leggiamo non sono brillanti, ma quello che ci preoccupa di più è il loro andamento a singhiozzo, derivante dall’impossibilità dei costruttori di consegnare regolarmente i veicoli a causa della mancanza di componenti. Il rallentamento e la sospensione di alcune produzioni hanno allungato i tempi di consegna, facendo altresì lievitare i costi di produzione, in buona parte sostenuti dai costruttori stessi”.

“Si è avviata una spirale perversa
– ha continuato Starace – che non potrà continuare a lungo, con il rischio di passare da un portafoglio ordini che oggi fatichiamo a evadere, al crollo degli ordinativi con ripercussioni su occupazione e conti economici dell’intera filiera. Nel contempo la clientela esplora soluzioni alternative, quali il mercato dell’usato (la cui disponibilità è ai minimi termini e a costi lievitati) o prolunga i contratti di leasing, aumentando ulteriormente l’età del parco circolante. Questa situazione difficilmente vedrà una via d’uscita prima del secondo semestre del 2022, sempre che non intervengano altri elementi aggravanti”.

“Un miglioramento delle condizioni, che liberi dall’incertezza sul futuro ed eviti un rallentamento grave del rinnovo del parco in senso sostenibile
– ha concluso Starace – non può che passare per un ripensamento a livello europeo dell’intera supply chain della filiera automotive dei veicoli commerciali, in particolare quelli pesanti, in quanto beni strumentali operanti in un settore strategico.
Il possibile blocco del mercato dei veicoli, che si aggiunge alla endemica carenza di conducenti a livello continentale, è la sfida più pesante e pericolosa che il trasporto merci deve affrontare. Non c’è davvero più tempo da perdere.”

 

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