
A distanza di qualche mese dall’acquisizione, Nicolò Rossi ci racconta sinergie, private label e investimenti nel segno della continuità gestionale, tra crescita italiana e scenari internazionali in evoluzione.
A distanza di sei mesi dall’ingresso nel gruppo Europart - n.d.r. l'intervista risale a questa estate - abbiamo incontrato Nicolò Rossi, uno dei protagonisti dell’operazione insieme ad Andrea e Roberto Rettore. Ci ha accolto nella filiale milanese di Vignate, dove non si è sottratto alle nostre domande, facendo il punto sulla situazione attuale e aprendo a nuovi scenari internazionali, dove tutto è ancora in fase di definizione.
La notizia dell’acquisizione di Experica, lo scorso febbraio, ha scosso il mercato e ancora oggi resta al centro dell’attenzione. Quali sono le motivazioni che hanno portato a questa operazione?
Il 3 febbraio 2025 segna una tappa fondamentale per Experica e per Europart. Con l’ingresso in questo gruppo internazionale possiamo dare ulteriore slancio a un percorso di crescita già molto positivo, che negli ultimi sette anni ci ha portato a consolidare risultati importanti e performance di rilievo.
Questa scelta risponde a diverse esigenze.
Da un lato rappresenta un investimento nel futuro, perché ci assicura continuità operativa e solidità finanziaria.
all’altro ci apre all’esperienza trentennale di Europart nel private label, un ambito che da soli non avremmo potuto sviluppare, o comunque ci avrebbe richiesto tempi molto più lunghi.
Non da ultimo, l’operazione ha consentito di razionalizzare l’assetto societario e di reinvestire in un progetto di crescita condivisa.
Il risultato è stata la creazione di più holding, ciascuna facente capo agli originari soci di Experica, con una significativa componente di reinvestimento da parte di mia e di Andrea e Roberto Rettore, mentre altri soci storici - Silvano Rettore e la moglie Rita Garato di Revarc e Alfredo Romano di Tecnautocar - hanno scelto di non proseguire nell’operazione.
Siete stati a vostra volta sorpresi dalla reazione del mercato?
Sapevamo benissimo che questa operazione sarebbe stata una bomba, sia sul mercato sia all’interno dell’azienda.
Per questo la comunicazione è stata da subito cruciale: volevamo spiegare e chiarire ogni dettaglio, sottolineando il nostro coinvolgimento diretto non solo in Europart, ma nella società che controlla tutte le filiali del gruppo in Europa.
Questo perché è nell’interesse di tutti noi che non solo Experica ma l’intero network Europart continui a crescere e a svilupparsi.
Experica dunque manterrà la sua entità legale così come il modello operativo italiano?

In prospettiva, per ragioni commerciali e di comunicazione, potrebbe esserci un affiancamento del marchio Europart a quello Experica, ma oggi la nostra identità resta centrale.
Va inoltre precisato che al momento Experica è cliente di Europart e non una filiale. Tuttavia godiamo di condizioni particolari, in quanto il nostro compito è sviluppare il fatturato Italia, veicolando i prodotti Europart nel mercato nazionale.
Ecco un nodo cruciale: hai parlato di sviluppare il mercato nazionale; in che modo intendete farlo concretamente?
L’obiettivo è farlo insieme ai soci di Truck Company Group, offrendo i prodotti Europart anche nelle aree dove Experica non è presente direttamente.
Fin dal principio, infatti, non abbiamo mai pensato di uscire dal gruppo: al contrario la nostra idea è garantire una sorta di esclusiva di zona agli altri quattro soci (CFF, Casertano Ricambi, Euroveicoli e Salamone).
Al momento, la scelta di rimanere uniti sembra essere condivisa e questa decisione rafforza la coesione tra noi soci, permettendoci di presentare un’offerta più solida e capillare sul territorio nazionale.


Al di là degli aspetti commerciali, questa scelta ha anche una valenza politica: Truck Company Group è socio di Groupauto, mentre Europart è partner di Nexus International...
In questo momento, noi di Experica - come gli altri soci di Truck Company - siamo in attesa di capire quali saranno le decisioni che provengono da un livello più alto.Da parte nostra, non c’è alcun problema a rimanere insieme come soci, sia entrando come Truck Company Group in Nexus, sia rimanendo all’interno di Groupauto. Questo è un tema prettamente politico, sul quale non abbiamo voce in capitolo, ma che potrebbe ridisegnare equilibri importanti, anche nella composizione stessa dei soci dei gruppi internazionali.
Torniamo su un piano più pratico e commerciale. Quali sinergie porterà questa integrazione?
In primo luogo, l’integrazione ci permetterà di ampliare in modo significativo la nostra gamma.
Noi però vogliamo restare fedeli alla storicità di Experica e alla sua expertise sul mercato italiano, selezionando attentamente le merceologie a marchio Europart Premium Parts e introducendone gradualmente di nuove.
Ogni nuovo inserimento (a partire dai ricambi per l’impianto frenante introdotti a fine luglio) richiede un’analisi accurata per garantire che i prodotti selezionati siano coerenti con le esigenze dei nostri clienti, con la qualità storicamente offerta da Experica e con la redditività prevista per ciascuna merceologia.

Forti delle nostre competenze e dei successi sul mercato, abbiamo totale autonomia in questo tipo di scelte.
Naturalmente, il private label Europart rappresenta un valore aggiunto importante: offre condizioni di marginalità interessanti ed è quindi nostro interesse svilupparlo, sempre integrandolo con le specificità che contraddistinguono il marchio Experica.
In secondo luogo, la nostra conoscenza approfondita di alcune famiglie - come aria compressa, cambio e motore - può rappresentare un valore aggiunto per Europart, presente con le sue filiali in mercati molto simili al nostro a livello di parco circolante e quindi di tipologia di ricambi.
Infine, i benefici si rifletteranno anche sui nostri clienti. Flotte e officine avranno a disposizione una gamma di prodotti in grado di soddisfare le loro esigenze di qualità a prezzi più competitivi. Inoltre l’integrazione comporterà un incremento significativo del nostro catalogo, permettendo di offrire ricambi che prima non erano disponibili.
Quali sono gli obiettivi di Experica per il 2025 e quelli relativi al private label nel breve periodo?
Per il 2025 non avevamo inserito i ricambi a marchio Europart nel budget, quindi i 106 milioni di euro previsti sono al netto di questa novità. Nonostante l’incertezza generale del mercato, al momento siamo perfettamente il linea con quanto preventivato, registrando una crescita del 7% circa rispetto al 2024.
Nei prossimi tre anni ci aspettiamo che il private label pesi tra il 5 e il 10% del fatturato totale. Le categorie più promettenti sono i consumabili – come molle ad aria, dischi e pastiglie – ma prevediamo anche lo sviluppo di nuove merceologie, che richiederanno investimenti mirati.
Per rassicurare il mercato, posso affermare con assoluta certezza che Experica non ha mai fatto una guerra dei prezzi e non inizierà certo ora a farla.
I bilanci parlano chiaro, a maggior ragione ora considerando che l’azienda fa parte di un fondo di investimento, dove le parole chiave sono profitto, risultato e performance.
A livello logistico, questo incremento di prodotti come verrà gestito? Mi hai accennato anche allo sviluppo di nuove merceologie che richiederanno nuovi investimenti: di cosa si tratta?
Attualmente l’ampliamento della gamma impatterà poco sul magazzino centrale, in quanto abbiamo già incrementato la capacità del nostro magazzino di Milano con ulteriori 1.000 mq, pari a circa 800 posti pallet aggiuntivi, che saranno operativi dal 1° settembre. Questo ci garantirà l’ossigeno necessario per sostenere la crescita.
Per quanto riguarda la logistica centrale, rimane affidata a Ceva e non c’è l’intenzione di aprire nuovi magazzini. Nei piani di sviluppo è però previsto un nuovo progetto dedicato ai lubrificanti: se verrà realizzato, sarà necessario modificare l’assetto logistico con una struttura dedicata, poichè Ceva non ha la possibilità di stoccare questi prodotti, un settore invece in cui Europart è particolarmente forte.
All’interno di questo nuovo assetto, come sono distribuite le responsabilità operative tra te, Andrea e Roberto Rettore?
Abbiamo mantenuto la stessa ripartizione dei ruoli: io mi occupo della parte commerciale, Andrea gestisce acquisti e logistica, mentre Roberto si concentra sull’assistenza tecnica e il post-vendita.
Andrea Rettore ricopre anche il ruolo di CEO e presidente del CdA di Experica, dove siedono anche Olaf Giesen per Europart e un rappresentante del fondo.
Come intendete coniugare crescita e mantenimento dell’identità di Experica nel nuovo contesto con Europart?
L’obiettivo è crescere in modo profittevole, valorizzando le sinergie senza perdere la nostra identità.
Con i nostri 100 milioni di euro, l’Italia rappresenta per Europart il secondo mercato europeo dopo la Germania (che vale circa 200 milioni) e questo ci rende centrali nella strategia del gruppo. È un’opportunità enorme, ma allo stesso tempo anche una grande responsabilità nei confronti di clienti e fornitori.
Europart ha apprezzato il fatto che in questi anni Experica sia stata gestita in maniera egregia e per questo non intende cambiare nulla nel nostro modo di operare. Da parte nostra, vogliamo rassicurare i fornitori italiani: il private label sarà sviluppato in modo selettivo e strategico, senza compromettere le collaborazioni esistenti, ma garantendo continuità e solidità nei rapporti di lungo periodo.