Articoli | 26 March 2021 | Autore: Redazione

L’automotive alla guida della transizione ecologica? Le proposte di Anfia, Federauto, Unrae

Dalla conferenza stampa, la voce unanime delle tre associazioni, che chiedono misure per favorire la sostenibilità ambientale ed economica.

 



 

Nuovi strumenti di politica industriale, incentivi strutturali per il rinnovo del parco, diffusione delle infrastrutture di ricarica e riforma fiscale sull’auto: sono in estrema sintesi le proposte avanzate dalle tre principali organizzazioni del settore automotive, Anfia, Federauto e Unrae, e rivolte al Governo per imprimere una svolta decisiva per lo sviluppo della mobilità del nostro Paese.

Con una conferenza stampa congiunta,  tenutasi il 24 marzo scorso, oltre a presentare agli operatori del settore le loro proposte per far sì che l'industria automotive diventi triano verso una transizione più sostenibile dell'intera economia, le tre associazioni hanno colto l’occasione per evidenziare l’impatto della pandemia nel settore automotive.
La crisi è profonda e trasversale, anche se qualche settore ne ha risentito più di altri. I dati ci dicono che il 2020 si è chiuso con una perdita:
- del 27,9% per il comparto autovetture;
- del 15,1% per i veicoli commerciali;
- del 14,4% per i veicoli industriali,
- del 21,7% per i rimorchiati;
- del 24,8% per il comparto autobus.
 

Per scaricare le slide della conferenza stampa congiunta del 24 marzo, clicca qui.

 

Incentivi 2020: quali sono i benefici apportati al settore

“Gli incentivi approvati hanno mitigato in parte il calo delle immatricolazioni, di cui ha beneficiato anche l’occupazione del settore, registrando quasi 100 milioni di ore di cassa integrazione (più che raddoppiate nel confronto con il 2019) rispetto al totale di circa 3 miliardi di ore dell’intero settore industriale” si legge nella nota stampa congiunta.

Inoltre la svolta “green”, su cui da anni investono le case automobilistiche e l’intera filiera automotive, ha ricevuto un positivo impulso dalle misure introdotte nel nostro Paese per reagire al “cigno nero” della pandemia, con un forte incremento di nuove immatricolazioni a fronte di rottazioni. Come mostrano i dati diffusi nel corso della conferenza stampa, nel 2020, a fronte di un contestuale incentivo, sono state rottamate 125.000 vetture vetuste e inquinanti, che hanno contribuito a un risparmio di oltre 61.000 tonnellate di CO2/anno.
È ancora un piccolo passo, però, se raffrontato con il parco circolante europeo. Infatti, nonostante l’avvio della transizione verso la sostenibilità, l’Italia è tra gli ultimi posti nella graduatoria dell’anzianità del proprio circolante, con un’età media di 11,5 anni contro gli 8 anni in UK e i 9 anni in Germania e Francia.

“All’attuale ritmo di sostituzione, per rinnovare l’intero parco italiano ci vorrebbero 27 anni” è stato sottolineato dalle tre associazioni.
Spostandoci dal segmento auto a quello dei mezzi pesanti, la situazione purtroppo peggiora, visto l’età media più elevata dei veicoli industriali (13,6 anni), dei veicoli commerciali (12,5 anni) e degli autobus (12 anni).
 

Piani operativi e strategici: ciò di cui l’automotive ha bisogno

Il beneficio delle misure di sostegno introdotte nel 2020 è terminato presto. Gli incentivi per i veicoli commerciali si sono esauriti in pochi giorni, quelli per le autovetture sono in via di esaurimento. Da qui le proposte di Anfia, Federatuo e Unrae, “che ribadiscono la necessità di un piano strategico per la filiera automotive, con la partecipazione di tutti gli attori del settore, allo scopo di affrontare la transizione cominciando con urgenza a rifinanziare i suddetti incentivi per l’anno in corso”.
L’appello delle tre associazioni di categorie è unanime: per affrontare la transizione della filiera verso una mobilità più sostenibile, occorre innanzitutto un piano operativo di breve-medio periodo che si occupi del rilancio del settore fortemente colpito dalla pandemia, quindi occorre un piano strategico di medio-lungo periodo che consenta una riqualificazione delle competenze e soprattutto che preveda interventi finanziari a sostegno delle imprese.
Il piano strategico deve:
- guidare il mercato verso l’elettrificazione dei veicoli e accelerare gli investimenti per le nuove tecnologie con particolare attenzione all’automazione, alla connettività, alla diffusione delle infrastrutture (pubbliche e domestiche), anche per l’idrogeno;
- rifinanziare con urgenza gli incentivi in esaurimento e rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus;
- prevedere ulteriori incentivi per il ricambio del parco circolante di veicoli destinati al trasporto merci e a quello collettivo di persone;
- allo stesso tempo è necessario avviare una complessiva riforma fiscale sul settore, in particolare, per le auto aziendali a sostegno delle imprese italiane oggi penalizzate rispetto agli altri Paesi europei. È inoltre auspicabile una rimodulazione del “bollo auto” in chiave green.
 

La posizione di Anfia

Paolo Scudieri, presidente di Anfia, ha dichiarato: “La mobility revolution implica, per la nostra filiera, una transizione produttiva che richiede notevoli investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività, autonomous driving e digitalizzazione dei processi. Una sfida per cui le aziende necessitano del sostegno di interventi da attuare tramite il Recovery Plan per mantenerne alta la competitività e rendere l’Italia attrattiva per nuovi investitori: rafforzare e semplificare gli strumenti di politica industriale e rendere ugualmente accessibili alle imprese del Centro-Nord quelli per le regioni obiettivo; sostenere non solo gli investimenti in R&I, ma anche gli investimenti di riconversione produttiva; sì a programmi per la riqualificazione delle competenze, con misure di incentivazione fiscale e una rinnovata offerta di servizi formativi; si estenda il Piano Transizione 4.0, si favoriscano l’aggregazione delle PMI e le operazioni di private equity. Le misure dedicate allo sviluppo infrastrutturale del Paese devono riguardare rete di ricarica – nel giusto mix tra pubblica, privata e aziendale – infrastrutture per l’idrogeno, tecnologie vehicle-to-grid e smart road. Queste proposte devono concorrere alla creazione di un piano che comprenda l’istituzione di una task force pubblico-privata, in cui ministeri e associazioni competenti possano mettere a frutto una proficua sinergia”.
 

La posizione di Federauto

Secondo il presidente di Federauto, Adolfo De Stefani Cosentino, “Il 2020 ha avuto impatti significativi sulle reti dei dealer che hanno dovuto fronteggiare un pesante calo del fatturato (mediamente -25%) e un azzeramento della redditività aziendale. Il sostegno al mercato introdotto nella seconda parte dell’anno, attraverso gli incentivi destinati alla domanda, ha consentito di arginare le perdite ma la strada per ritornare in equilibrio è ancora tutta in salita. Un deciso cambio di passo, anche per accelerare il rinnovo del parco circolante auto obsoleto e poco sicuro e colmare il gap competitivo con gli altri principali Paesi dell’Europa, è rappresentato dalla riforma della fiscalità auto. La quota delle auto aziendali sul mercato italiano è la più bassa (36%) se confrontata con quella di Germania (62,9%), Regno Unito (54,2%), Francia (53,1%) e Spagna (49,8%) e un intervento sulla percentuale di detraibilità dell’IVA per gli acquisti effettuati da aziende e professionisti e sulla soglia di massima deducibilità dei costi, anche in ottica green, non è più rinviabile. Inoltre, nell’ambito di una strategia complessiva di rilancio del settore automotive, risultano imprescindibili una semplificazione e rimodulazione della tassa automobilistica e l’introduzione di misure strutturali con orizzonte temporale medio-lungo per gli investimenti delle imprese di autotrasporto”.
 

La posizione di Unrae

Michele Crisci, presidente di Unrae, ha affermato: “Da anni le case produttrici destinano importanti investimenti per progettare e costruire la nuova mobilità sostenibile. L’inattesa crisi globale ha ora chiamato in causa anche i Governi, perché facciano la loro parte per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di uno sviluppo sostenibile che unisca crescita economica e rispetto dell’ambiente. Occorre una pianificazione politica per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità ‘green’ compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l’economia del rifinanziare nostro Paese. Per questi motivi - ha sottolineato Michele Crisci – ribadiamo la richiesta alle istituzioni di rifinanziare gli incentivi per le autovetture nella fascia 61-135 g/km CO2 e per i veicoli commerciali, nonché di rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus per le autovetture fino a 60 g/km CO2. Senza dimenticare i comparti del trasporto merci e persone per i quali è indifferibile l’incremento delle risorse per il rinnovo delle flotte dei veicoli industriali e del parco autobus, con graduale spinta verso le alimentazioni alternative. Infine, è assolutamente urgente modificare la normativa vigente sulle autovetture aziendali in fringe benefit, adeguandola ai nuovi valori di emissione di CO2 in WLTP.”
 

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