
Il documento solleva preoccupazioni tra Federauto e Anfia. In particolare, per quanto riguarda i trasporti, si evidenzia il completo disinteresse verso le richieste di adeguamento delle nuove normative sulle emissioni dei veicoli pesanti.
Tanto atteso dagli operatori, l’Industrial Action Plan for the European Automotive Sector ha deluso molti operatori, a partire da Federauto (la federazione italiana dei concessionari auto), che accusa la commissione europea di rischiare con il fuoco nella sua ciecità a forzare solo sull’elettrico, e da Anfia (l’associazione nazionale filiera industria automobilistica) che lamenta la mancanza di elementi fondamentali della transizione, tra i quali la neutralità tecnologica.
Che cos’è l’ Action Plan
Il documento si propone di affrontare le sfide del settore attraverso una serie di misure volte a rafforzare la competitività dell’industria europea, sostenere la produzione locale di batterie e migliorare le infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici. Tuttavia, il piano continua a privilegiare l’elettrificazione come principale soluzione per la decarbonizzazione, senza considerare un approccio tecnologicamente neutrale.Tra i principali contenuti, il piano prevede:
• Incentivi per la produzione di batterie in Europa.
• Sostegno allo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, inclusi sistemi di ricarica Megawatt (MCS).
• Misure per mitigare l’impatto economico della transizione sull’occupazione e sulla filiera produttiva.
• Una revisione dei target CO2 per le autovetture, con una possibile estensione dei tempi concessi ai costruttori per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Federauto, Artusi: “La Commissione europea rischia con il fuoco”
Federauto esprime profonda delusione per il documento presentato dalla Commissione UE, ritenendolo un’ennesima conferma di un approccio dirigistico che continua a privilegiare l’elettrificazione anziché perseguire un reale percorso di decarbonizzazione. Secondo la federazione, il settore automotive europeo ha bisogno di un cambio netto di strategia, superando il dogma dell’elettrico come unica soluzione e adottando invece una visione basata sulla neutralità tecnologica, che valorizzi tutte le opzioni disponibili per la riduzione delle emissioni di CO2.In particolare, per quanto riguarda i veicoli industriali, Federauto evidenzia l’assenza di un piano strategico adeguato, con il mancato inserimento del settore pesante nelle recenti revisioni normative. Questa lacuna rischia di compromettere la sostenibilità economica e operativa del trasporto su strada, aggravando ulteriormente le criticità per l’industria e per le imprese del settore.
“Dispiace doverlo dire – ha commentato il Presidente Federauto – siamo di fronte all’ennesima occasione perduta, che non giustifica alcuna espressione di soddisfazione. Chiunque conosce le regole del mercato dell’Automotive sa che questo genere di “soccorsi” servono a poco o a nulla. Ci si chiede quali effetti tangibili possa produrre un piano d’azione che intende supportare la tipologia di prodotto meno interessante per il mercato (l’auto elettrica ha una quota di mercato in Europa di appena il 15%, con trend in sensibile decrescita) al di là del limitato sostegno finanziario alla produzione europea delle batterie.
“Inoltre – ha proseguito Artusi – l’annunciato emendamento mirato al Regolamento sui target CO2 di autovetture e LDV da parte della Commissione UE (inspiegabile che venga ignorato quello sugli HDV!), che concede più tempo alla case per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni ed evitare le relative multe CAFE – al di là del momentaneo sospiro di sollievo da parte di qualche costruttore – lascia sostanzialmente inalterato sia l’elemento strutturale che è alla base dello stato critico del comparto automotive, sia le ben più gravi problematiche di scarso contributo alla decarbonizzazione che genera la scelta mono-tecnologica di Bruxelles.”
“Per rispondere ai target e alle scadenze sfidanti – in realtà irrealistiche – poste dalla Commissione europea non serve di certo posticipare le scadenze, sperando che prima o poi il mercato cambi idea sulla scarsa appetibilità dell’auto elettrica, ma un cambio netto di strategia, mettendo al centro i target di decarbonizzazione, non quelli dell’elettrificazione” ha concluso.
La posizione di Anfia: il documento è inadeguato
Nonostante nelle 19 pagine del documento siano presenti alcune delle linee guida auspicate, Anfia ha espresso forte insoddisfazione per il “Piano d'Azione per il Settore Automotive" presentato dalla Commissione.
“Questo non può essere chiamato Piano d’azione - ha dichiarato l’associazione - mancando l’indicazione di date certe, azioni concrete rispetto a molte tematiche sollecitate e ben rappresentate da sindacati, costruttori di autoveicoli, componentisti e associazioni di settore, l’indicazione di chi si assume la responsabilità della messa in campo di queste azioni e infine gli importi da allocare per i diversi aspetti del piano.Anche il tema delle previste multe a carico dei Costruttori per il 2025 è stato fin qui risolto parzialmente e in maniera insoddisfacente rispetto alle logiche richieste formulate dal settore; manca, inoltre, in maniera incredibile, qualunque riferimento al settore, così importante, dei veicoli industriali, anch’essi soggetti alla stessa normativa.
“Apprezziamo gli stimoli allo sviluppo dei veicoli connessi e a guida autonoma e del software defined vehicle, ma con costernazione lamentiamo la mancanza di elementi fondamentali della transizione, tra i quali la neutralità tecnologica - ha commentato Roberto Vavassori, Presidente di ANFIA. La domanda rimane infatti: come verrà attuata nella pratica questa neutralità? Per sostenere la competitività e preservare l’occupazione, l’UE deve abbracciare un portafoglio diversificato di tecnologie sostenibili, includendo, al 2035 e oltre, i veicoli ibridi sia plug-in che range-extender alimentati con carburanti di origine non fossile.
Inoltre, se il vero obiettivo della Commissione rimane la decarbonizzazione, non vediamo alternative ad un progressivo piano di rinnovo del parco circolante auto, oggi vecchio di 12,5 anni e ad alte emissioni, che focalizzi le risorse su veicoli e componentistica prodotti in Europa.
In assenza di questo piano, il settore è destinato a scomparire sotto i colpi della competizione cinese e della politica oltreatlantica”.