Articoli | 20 January 2021 | Autore: Redazione

Veicoli fuel cell alimentati a idrogeno: dalle parole ai fatti

“Idrogeno: dalle parole ai fatti” è il titolo dello “Special Automotive Webinar” promosso da FORUMAutoMotive che, con il contributo di autorevoli esperti del settore, ha analizzato la tecnologia fuel cell, pronta a debuttare sui camion del prossimo futuro.

 

L’idrogeno e la tecnologia fuel cell applicata al trasporto su gomma sono stati i temi al centro del webinar organizzato da FORUMAutoMotive, svoltosi online lo scorso 15 gennaio.
Quella che è attualmente considerata la tecnologia del futuro, già pronta a livello industriale, necessita però di infrastrutture ancora tutte da pianificare. Il rischio – neanche troppo recondito – è che entusiasmo, ideologia e interessi economici prendano il sopravvento, vanificando ogni sforzo da parte delle industrie coinvolte.
Ne abbiamo un esempio con quanto sta accadendo con i veicoli elettrici, spinti prima ancora che fosse realizzata una rete di colonnine efficace e in grado di garantire tempi di ricarica certi.
Ad accendere ancora di più i riflettori sull’argomento “idrogeno” è la concomitanza con la notizia - diffusa proprio nei giorni precedenti all’evento – della ripresa delle trattative tra CNH Industrial e il colosso cinese Faw per la cessione di Iveco, che ha scosso tutto il settore.

Idrogeno: dalle parole ai fatti


La tavola rotonda, dal titolo “Idrogeno: dalle parole ai fatti”, è stata organizzata con l’intento di chiarire, grazie al contributo di esperti del settore, il reale potenziale di una soluzione giustamente considerata risolutiva dal punto di vista ambientale, ma che rischia di essere utilizzata come bandiera politica e ideologica.
“L’elettrico è un mantra al centro dell’attenzione da anni e l’idrogeno può rappresentare un notevole passo in avanti - ha sottolineato Pierluigi Bonora, promotore di #FORUMAutoMotive e moderatore dell’evento -. Il trasporto pesante è il candidato numero uno per passare dalle parole ai fatti, ma ancora una volta infrastrutture e distribuzione latitano. Ci sono soltanto le linee guida.”
E conclude la sua introduzione affrontando una questione ancora sottovalutata ma che potrebbe avere effetti indesiderati.“Resta da chiarire un elemento sottovalutato della transizione: se lo Stato dovesse rinunciare alle tasse che gravano sui carburanti convenzionali, dove andrà a recuperare i fondi che oggi sono assicurati dalle accise?”
 

Onorevole Paita: progettare e programmare il futuro

Invitata a partecipare all’evento, l’Onorevole Raffaella Paita, Presidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati ha sottolineato il bisogno di innovazione del settore e più in generale del Sistema Paese e la necessità di cogliere le opportunità offerte dal Recovery Plan. “Il settore ha bisogno di innovazione per ricerca e strategia, quindi è giusto continuare a confrontarsi anche in un momento di difficoltà – ha dichiarato l’On. Paita. – Dobbiamo preparare il Paese all’innovazione, la classe dirigente è chiamata a progettare e programmare il futuro per cogliere nuove opportunità di crescita. In questa fase, il recovery plan svolgerà un ruolo molto importante; possiamo ottenere finanziamenti e dobbiamo convogliarli in progetti che coinvolgano l'intera filiera.
 

Starace: coerenza d’azione

Paolo Starace, presidente della sezione Veicoli Industriali di Unrae indica la via della coerenza d’azione come modus operandi per lo sviluppo anche di questa tecnologia: “Siamo tutti convinti sul fatto che il futuro sarà a emissioni zero. L’impegno per il 2040 indica la direzione e dove convogliare gli investimenti. Già oggi tutte le case hanno veicoli a idrogeno, le sperimentazioni in tema di fuel cell sono avanzate e i finanziamenti daranno una spinta importante allo sviluppo. Ma serve una coerenza d’azione perché le problematiche e i colli di bottiglia che ostacolano l’elettrico potrebbero ripresentarsi anche con l’idrogeno”.
 

Ferrajoli: all’idrogeno il 10% delle quote di mercato

Intervenuto nel suo ruolo di presidente di Federauto Trucks, Gianandrea Ferrajoli si è spinto a fare una previsione su come le varie tecnologie potranno ripartirsi il mercato: “Come Federauto Trucks siamo neutrali e diamo il benvenuto a tutte le soluzioni energetiche. Il Green New Deal è a tutti gli effetti il Piano Marshall della nostra era e segna il vero passaggio dal secolo scorso. Personalmente non credo che nel 2030 il gasolio sparirà e l’elettrico sarà l’unica alimentazione. Lo scenario più verosimile per il settore dei trasporti, a quella data, potrebbe essere questo: diesel pulito ancora oltre il 50%, idrogeno 10%, LNG 15%, il resto elettrico per un uso cittadino”.
 

De Rosa: “servono idee chiare, pochi progetti ma buoni”

Domenico De Rosa, AD del Gruppo Smet nonché presidente della Commissione Autostrade del Mare di Alis, affronta diversi temi, dal bisogno di accessibilità e allo stesso tempo sostenibilità (ambientale ma anche economica), al grosso nodo degli investimenti, per concludere con un appello: servono idee chiare! “Non basta essere innovativi, serve accessibilità, con i costruttori che devono essere garanti di accessibilità. Ma la sostenibilità non deve essere solo ambientale, deve essere anche economica per le aziende. Le concentrazioni di costruttori testimonia che c’è un problema di investimenti. E non bisogna perdere di vista l’intermodalità, con la connessione tra ferroviario e navale. Non investire in questa direzione è un delitto. Servono idee chiare, pochi progetti ma buoni”.
 

Di Loreto: lo sviluppo di questa tecnologia su gioca su più campi

Gianluca Di Loreto, partner in Bain & Company, ha sottolineato la necessità di coinvolgere diversi attori nello sviluppo di questa tecnologia, che ha un potenziale evidente e ancora inespresso. “Nella difficile corsa verso la riduzione delle emissioni inquinanti l’industria dell’autotrasporto sta lavorando a diverse alternative tecnologiche. L’idrogeno e i veicoli dotati di fuel cell potranno e saranno una di queste. Le emissioni zero, la elevata densità energetica, la customer journey simile a quella dei motori a combustione la rendono un’alimentazione molto interessante in particolare per alcuni segmenti come il trasporto pesante o le applicazioni speciali. Ma la partita non si gioca solo in casa dei costruttori: in questo processo sono coinvolti tanti altri attori che dovranno dare il proprio contributo per lo sviluppo continuo di questo tipo di alimentazione, che è già operativa con successo su diversi mezzi, ma che richiede ancora un po’ di tempo per il pieno sfruttamento del suo potenziale”.
 

Maggi: per passare ai fatti servono piani di sviluppo e progetti concreti

Cristina Maggi, direttrice H2IT: “Il 2020 è stato l’anno di svolta per l’idrogeno, perché è stato riconosciuto a livello internazionale come il settore chiave per raggiungere gli obiettivi green del 2050. L’Italia si doterà delle strategie necessarie, ci sono linee guida... aspettiamo che si passi ai fatti. È una tecnologia chiave in diversi settori, completamente pulita se prodotta da fonti rinnovabili. I tempi, si spera, potrebbero essere veloci, ma è necessario il supporto a filiera. Per questo servono un piano di sviluppo attuativo, il supporto a progetti concreti e l’allineamento a tutte le iniziative europee”.
 

Marotta: i colori dell’idrogeno. L’Italia accetta la sfida

Per essere veramente “green”, l’idrogeno deve essere generato utilizzando fonti di energia rinnovabili ed essere quindi “carbon zero”. I colori che declinano l’idrogeno, infatti, hanno la loro importanza e ai colori sono legati costi di produzione diversi, come ha spiegato Giuseppe Marotta, AD di BeMobility, nonché componente della Euopean Clean Hydrogen Alliance. “Lo stanziamento di risorse legate all’idrogeno in Europa è di circa 2.000 miliardi di euro in fase di distribuzione dei singoli Paesi membri. Sarà importante sincronizzare i progetti e realizzarli in modo razionale per utilizzare i sussidi efficacemente. Oggi l’idrogeno è diviso in tre fasce: grigio, ottenuto da un processo da gas naturale che prevede uno scarto di CO2, che costa circa 2 dollari il kg; blu, con residuo di CO2 stoccato; e verde. Quest’ultimo è quello oggi più interessante, prodotto con un totale abbattimento di CO2 e per questo è anche il più costoso, tra i 5 e i 6 dollari/kg. L’Italia si candida come hub internazionale, come già lo è per il gas; la sfida si gioca sull’abbattimento dei costi, con l’obiettivo di arrivare a 2 dollari/kg per l’idrogeno verde”.
 

Ricci: la tecnologia di ricarica è già disponibile

Se uno dei nodi principali resta quello legato alle infrastrutture, Andrea Ricci, senior vicepresident Filling Stations di Snam4Mobility ha snocciolato i numeri da qui al 2024: "Snam sta investendo per sviluppare la mobilità a gas e a biometano, che rappresentano soluzioni chiave, insieme all'elettrico, per la decarbonizzazione dei trasporti. L'impegno nell'idrogeno è la naturale evoluzione di questa strategia. La tecnologia, per quanto riguarda sia le stazioni di rifornimento sia i veicoli, è già disponibile. Nell'ambito del nostro piano strategico, realizzeremo, entro il 2024, 150 stazioni di rifornimento di gas naturale e biometano, e avvieremo le prime 5 stazioni di idrogeno".

 

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Tags: sostenibilità camion a idrogeno

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