Articoli | 01 June 2011 | Autore: Antonio Massa

La doppia vita dei militari

Messi all’asta dalle Forze Armate, vecchi furgoni e camion in grigioverde vengono trasformati e ringiovaniti dalla Truck 4x4 di Alessandro Pozzani. “Sua eccellenza” l’autoriparatore ne fa mezzi dalle caratteristiche eccezionali, dai camper per viaggi avventura a veicoli da lavoro capaci di dare il meglio di sé ancora a lungo.

Sbullona, apri, smonta, pulisci, scartavetra, sostituisci, aggiusta, rimonta, vernicia. È un continuo lavorare senza sosta nelle officine di Alessandro Pozzani, l’autoriparatore “per eccellenza” di Vallese d’Oppeano (VR) che da veicoli che molti manderebbero in fonderia ricava, spesso cannibalizzandoli, camion e furgoni all wheel drive. Sì, all wheel, a trazione integrale, perché, a dispetto del nome che ha scelto per la sua azienda, Truck 4x4, i camion che rimette in strada dopo aver restaurato mezzi più che sgangherati sono anche 6x6, o addirittura 8x8. Il terreno adiacente i suoi capannoni è affollato da veicoli ammaccati, “pieni di rughe”, direbbe un chirurgo plastico specializzato in lifting. E tutti di un colore che ne tradisce la provenienza: verde oliva. Già, Alessandro ha rilevato questo po’ po’ di roba alle aste che l’Esercito Italiano di tanto in tanto organizza per liberarsi di quel che ritiene inservibile per i suoi scopi, dai carri armati ai blindati, dai camion alle automobili, dalle autogrù alle motociclette.

Adatti ad ambienti ostili
Tra i clienti del dinamicissimo Alessandro ci sono privati che cercano un camper per un viaggio avventuroso nel deserto africano piuttosto che costruttori edili che lavorano in ambienti ostili e pericolosi (si veda il box), o in cantieri d’alta quota, meglio raggiungibili con i suoi mezzi eccezionali sia per le prestazioni sia per il prezzo rispetto al nuovo di pari caratteristiche. Con un vantaggio ulteriore per chi sa apprezzarlo: possedere un veicolo a trazione integrale unico, fuoriserie come si diceva una volta delle auto a produzione limitata, costruite su misura del committente. Certo, perché ci vuol niente ad Alessandro per sostituire il frontale di un camion con la calandra di un altro, i gruppi ottici di un Daily con quelli di un Astra e così via, producendo effetti inconsueti, che i nuovi proprietari non disdegnano di sfoggiare ai raduni di appassionati.
Tra le creazioni più straordinarie di Alessandro c’è l’Iveco 8x8 allestito come un gigantesco autocaravan rosso che tradisce, con quelle forme spigolose, la precedente carriera militare. Pronto ad affrontare le condizioni più estreme, il mezzo era un AP, ovvero un “autocarro polifunzionale” assegnato alle Forze Armate oltre vent’anni fa. Giunto a fine vita per l’Esercito è stato messo all’asta insieme ad altri veicoli a formare un lotto con altri pezzi non tutti così appetibili. Sì, perché di questo si deve tener conto: all’asta non si può scegliere solo un pezzo. Sarebbe troppo comodo. Se riesci a fare un’offerta superiore a quella di altri partecipanti alla gara devi prendere l’intero lotto, che comprende magari anche auto inservibili se non per ricavarne qualche pezzo di ricambio. Tornando all’Iveco rosso, ad aggiudicarselo per 80.000 euro è stato un tour operator che organizza viaggi no-limits per gli amanti delle mountain-bike, da caricare sul pesante a quattro assi fino ai luoghi dai quali far partire le tappe.

Solo carta vetrata per le parti arrugginite
Mentre ci fa da guida tra i banconi dell’officina, dove i suoi collaboratori grattano e lucidano portelloni, sollevano e richiudono testate e altro ancora, Alessandro avverte: “Bisogna limitarsi a scartavetrare le parti arrugginite evitando la sabbiatura del metallo, perché questa operazione andrebbe troppo a fondo, incidendo anche in parti poi non raggiungibili con la verniciatura a mano. Qui ci vogliono inoltre capacità da lattoniere, un mestiere in via d’estinzione, per rimodellare le lamiere delle parti non più commercializzate e introvabili”. Ascoltando certe argomentazioni e constatandone l’abilità da meccanico e carrozziere ci si potrebbe convincere d’aver davanti un ingegnere, o qualcuno che ha trascorso l’adolescenza in officina. Niente di più sbagliato. Nel caso d’Alessandro hanno fatto tutto, almeno inizialmente, l’istintiva passione, l’iniziativa personale e una buona dose di estro creativo applicato all’automotive.

Iniziò tutto con una Campagnola
Per risalire alle origini del suo successo bisogna tornare al 1990, quando Alessandro, allora ventenne, studiava legge a Parma. “Mi trovavo in treno e sfogliavo gli annunci ‘vendo e compro’ di Secondamano, il periodico specializzato negli scambi di beni tra privati”, racconta. “Ed ecco che lo sguardo mi cade sull’annuncio del proprietario di una Campagnola del 59 che se ne vuole disfare”. Per 3,8 milioni di lire Alessandro fa sua l’AR (auto da ricognizione nella nomenclatura militare italiana) che la Fiat aveva cessato da tempo di produrre e che ha riproposto, ma come Iveco, in versione moderna tre anni fa mettendola in catalogo accanto all’altro poderoso fuoristrada del gruppo, il Massif.
“Nacque tutto da lì”, prosegue il giovane imprenditore, che ovviamente non si fermò al primo veicolo. Mise infatti insieme una squadra d’assalto ristretta, ma precisa ed efficiente: un provetto meccanico, un carrozziere e se stesso come coordinatore con in mente già l’idea di rimettere in marcia, dopo un attento restauro, fuoristrada unici, anche cabrio. Non siamo ancora giunti, tuttavia, al momento in cui Alessandro riesce a entrare nel “giro” delle aste dei veicoli militari. Seguiamo il suo racconto: “La prima Campagnola acquistata tramite Secondamano non aveva il tetto rigido. Era un veicolo telonato, ma privo della copertura originale che non aveva resistito alle intemperie. Mi ricordai però che accanto al Distretto militare di Verona, dove avevo sostenuto la visita di leva, c’era un deposito di veicoli dismessi dall’Esercito e abbandonati alla ruggine. Forse avrei trovato lì il telone che cercavo. Mi presentai quindi al maresciallo responsabile che mi disse di scrivere al ministero della Difesa, per essere invitato a un’asta dove fare un’offerta per quel che mi serviva. Credeva che per qualche marca da bollo e qualche timbro mi sarei demoralizzato”. Errore. Continua Alessandro sorridente: “A essere sincero sembrava strano anche a me. Comunque provai e potete immaginare il mio stupore nel ricevere la risposta che mi autorizzava a partecipare alle aste”.
E una gara tira l’altra perché Alessandro fatica a stare appresso alla domanda di Campagnole restaurate. Gli affari vanno bene; nonostante fossero veicoli usati, erano tanti i disposti a spendere per averli. In fondo, come accennavamo, non si trattava di auto qualunque, ma di vetture ormai introvabili, da amatore, restaurate come auto d’epoca e rimesse in ordine con una qualità del lavoro artigianale, con molta manualità proprio per via del fatto che tanti pezzi di ricambio non erano più disponibili. “La laurea in legge l’ho usata poco e mi sono costruito da solo la cultura meccanica necessaria”, afferma Alessandro con un pizzico di comprensibile orgoglio. “Da un certo punto in poi della mia vita non ho fatto altro che aprire ripartitori e riduttori”.
Dall’AR, il salto successivo porta Alessandro ai leggeri, come il VM 90, in sostanza il Daily a quattro ruote motrici diventato il modello base della Truck 4x4, che ne ha venduti veramente tanti dopo averli rilevati in seguito alle operazioni di sostituzione che hanno dotato i reggimenti dell’Esercito di mezzi più moderni.

A spingere è stata Overland
Un buon successo l’ha avuto tra gli altri con l’ACL 75, dove ACL sta per autocarro leggero, molto utile agli enti locali per lo sgombero neve o agli artigiani edili per i trasporti minori, che così risparmiano rispetto al nuovo pur dotandosi di un mezzo di buone prestazioni. Si tenga conto tra l’altro che i veicoli militari superano di rado i 60.000 chilometri di percorrenza prima d’essere alienati. “Riguardo ai camion - prosegue Alessandro - la spinta me l’ha data l’ACM 80, l’autocarro medio entrato in servizio per la prima volta nel 1980. Ne rimetto a posto uno, l’offro su Secondamano con solo il pianale e mi cercano in tre. Uno addirittura mi spedisce una caparra di 5 milioni di lire per non farselo scappare. Quando glielo consegno mi dice che vuole allestirlo come camper per attraversare il Sahara. Poi mi cerca un altro, di Torino, che ha avuto la stessa idea ispirato dai primi viaggi di Overland, la carovana degli Iveco off-road che percorrevano in lungo e in largo Asia e Africa”. “Eureka”, pensa Alessandro: di auto fuoristrada ce n’è un’infinità, manca invece un fornitore specializzato di camion trasformati in camper per chi la vacanza la vuole fare strana ma su mezzi sicuri e comodi, senza troppi rischi. Parte da lì la lunga marcia della Truck 4x4, ancora in pieno svolgimento.

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