Articoli | 01 February 2000 | Autore: Marco Krivacek

Quando si parla di mezzi pesanti il Diesel non ha rivali

Sviluppo della tecnologia costruttiva, miglioramento dei materiali utilizzati per i singoli componenti e riduzione della necessità di manutenzione. E' questo in sintesi l'indirizzo preso dai motori dei Veicoli Industriali. Vediamo i risvolti di questa situazione in ambito Aftermarket.

Nel settore delle auto sicuramente gli sviluppi tecnologici più interessanti sono attualmente offerti dai motori Diesel. Le loro prestazioni sono migliorate moltissimo negli ultimi anni, in particolare grazie all'introduzione dei sistemi di iniezione ad alta pressione del tipo "Common Rail". I problemi di accensione a freddo, di spunto e di ripresa, sono ormai acqua passata e alla guida di un'auto Diesel si potrebbe facilmente essere tratti in inganno e pensare d'essere su una a benzina. Nel settore dei Veicoli Pesanti la situazione è sempre stata opposta, cioè con i motori a benzina a fare solo una debole concorrenza ai Diesel, sia per motivi prestazionali (elevati giri motore, lunghe percorrenze, ecc.), sia per motivi di risparmio economico. La situazione non potrà che trovare una conferma anche negli anni a venire, visto che la tecnologia applicata ai motori Diesel ha fatto notevoli passi in avanti anche nel settore dei Mezzi pesanti. In particolare la tecnica dei trattamenti termici ad elevata temperatura dei materiali impiegati, ha dato ottimi risultati sulla qualità di parti quali l'albero motore, l'albero della distribuzione, le valvole, e le testate. Sono poi migliorati anche i lubrificanti e l'abbinamento di questi due fattori permette oggi di realizzare motori in grado di percorrere anche un milione di chilometri se sottoposti alla giusta manutenzione periodica. Sono poi allo studio (e in alcuni casi i prototipi sono già stati sperimentati) motori con sistemi Common Rail, non solo per i "bisonti della strada", ma anche per motori per applicazioni speciali: trattori, movimento terra, grosse macchine da cantiere, mezzi marini. Sarebbe un ulteriore conquista tecnologica dei cui vantaggi ci gioveremmo tutti, infatti con questo sistema il gasolio entra negli iniettori a pressione costante indipendentemente dai giri del motore, favorendo tra l'altro una riduzione dei consumi e dell'inquinamento. Certo, le officine di riparazione dovranno in questo caso adeguarsi, rinnovando attrezzature e strutture per rispondere alle nuove esigenze.

Minore manutenzione
La conseguenza più diretta dei progressi tecnologici sopradescritti, è quella di una riduzione della manutenzione dei motori e della sostituzione di parti usurabili, in particolare filtri, guarnizioni, valvole, ecc. L'argomento è quanto mai delicato, perché ben ci guardiamo dal voler criticare tutto ciò che è progresso e sviluppo, ma non possiamo trascurare gli interessi dei produttori dei ricambi, sia ad alta che a bassa movimentazione, di chi i ricambi li deve vendere e infine di chi in officina vede affluire i propri clienti sempre con minor frequenza. L'Aftermarket infatti vive di riflesso la situazione, e per il momento si è tradotta in una generale contrazione del mercato, ma il futuro potrebbe riservare nuove e interessanti soddisfazioni. In particolare quando le pompe a regolazione elettronica inizieranno ad uscire dal periodo di garanzia ed il sistema Common Rail mostrerà quali sono le sue parti a maggior usura, inaugurando una nuova nicchia di mercato nell'ambito dei Diesel, inizialmente delle auto e successivamente dei mezzi pesanti. Come sempre l'altra incognita relativa al futuro prossimo del settore autoriparativo è rappresentata dalle strategie che le Case costruttrici metteranno in campo con peso sempre maggiore. Abbiamo raccolto in merito l'opinione del Signor Lorenzo Ferrari, Direttore commerciale della ditta Nova Ditex di Peschiera del Garda: "Le Case produttrici di veicoli tendono sempre di più a controllare il mercato del ricambio, attraverso la loro rete di distribuzione, con programmi accessibili esclusivamente ai loro concessionari e affiliati, aggirando così la direttiva della Comunità europea, il cui spirito è quello di liberalizzare il mercato e la concorrenza. Le attrezzature elettroniche proposte dalle Case sono costosissime e questo restringe ulteriormente il numero degli addetti alla manutenzione (senza per altro che i costi per l'utente finale diminuiscano).Vi sono in verità meno interventi e meno parti sostituite, ma mano d'opera e particolari rimpiazzati sono enormemente più cari, permettendo a chi produce e a chi vende componenti originali di accrescere comunque i loro utili. I produttori indipendenti accedono con grande difficoltà a questo tipo di mercato, che di fatto si sta trasformando in monopolistico".

Motori ricostruiti
Restando in tema di Costruttori di veicoli, è interessante sapere qual è il loro atteggiamento nei confronti dei motori rigenerati. Storicamente le Case hanno piuttosto incoraggiato la pratica della ricostruzione dei motori, offrendo di fatto agli utenti ampi margini di risparmio economico. Si è sempre trattato di un vero e proprio servizio ai clienti, perché nella maggioranza dei casi i motori vengono fatti riparare e rinnovare presso terzisti (e in Italia la categoria dei Rettificatori e Ricostruttori conta degli uomini di lunga tradizione e grande professionalità). Oggi le cose stanno un po' cambiando e vi è una maggiore spinta in favore della sostituzione del vecchio con un motore nuovo; ma non potrebbe essere diversamente, sia perché viviamo decisamente nell'epoca "dell'usa e getta", sia perché dovendo predicare in tutti i modi i vantaggi di prodotti nuovi e originali, compresi i ricambi, difficilmente poi si può sostenere la validità di un prodotto rigenerato, che in quanto tale non può garantire le stesse prestazioni di uno nuovo visto che tale non è. A questo proposito nessuno meglio del Signor Carlo Brighetti, Responsabile della comunicazione della Federazione dei Rettificatori e Ricostruttori Italiani, può esprimere un'opinione autorevole: "Scegliendo di sostituire un motore esausto con uno ricostruito, è possibile realizzare un risparmio economico del 25-30% rispetto all'acquisto di un motore nuovo. Questa è sicuramente la motivazione principale che spinge a compiere questo tipo di scelta, che comunque offre delle ottime garanzie anche qualitative; gli operatori del settore che rappresento, agiscono infatti nel rispetto di un preciso codice di lavorazione, cioè seguendo delle norme prestabilite e piuttosto severe. Le iniziative intraprese dai Costruttori sono incentrate sul loro Marchio, e sul convincimento dell'utente finale che tutto ciò che non è relativo al marchio stesso non può essere di qualità paragonabile. Il tutto viene poi reso più appetibile grazie a campagne e promozioni di vendita specifiche. Un'opinione diversa sulla validità dei motori ricostruiti l'ha espressa l'ingegner Chiapponi della ditta Motor Diesel: "Sono del parere che i motori revisionati non rappresentino un'alternativa valida per l'utente, né dal punto di vista tecnico, né da quello economico. Il motore revisionato nel migliore dei casi può avere una vita lunga il 50% di quella di un motore nuovo e se consideriamo quelli di bassa cilindrata ed elevato numero di giri motore la percentuale scende intorno al 30%. La spesa di fermo macchina, smontaggio e rimontaggio resta invece la stessa, mentre l'eventualità di piccoli inconvenienti durante il percorso sono più frequenti. Credo anche che nel momento in cui un utente decide di sostituire il proprio motore con uno nuovo, il Costruttore non solo deve impegnarsi a ritirare il vecchio, ma deve anche distruggerlo per eliminarlo dalla circolazione; si tratta infatti di motori che nella metà dei casi sono sbiellati o con cilindro ed albero a gomito fuori uso".

Trasporto su rotaia
Da molti anni si sente parlare di un potenziamento del trasporto-merci europeo su rotaia a discapito (o meglio ad integrazione) di quello su strada. Soprattutto nelle tratte più lunghe e transnazionali i camion verrebbero caricati e trasportati sui convogli ferroviari, oppure viaggerebbero i container delle merci come già avviene con le navi. In Italia in verità quest'eventualità sembra molto lontana, complice anche il fatto che qualunque governo del passato se ne sia occupato, non ha mai potuto portare a termine il progetto, perché regolarmente il governo stesso non raggiungeva la fine della propria legislatura. Ora però che bisogna ragionare in termini europei e non più nazionali, chissà che il trasporto su rotaia non prenda effettivamente piede. E che tipo di effetti potrà avere nell'ambito Aftermarket dei veicoli Industriali e più in generale dell'economia nazionale? Sicuramente le percorrenze annue delle flotte diminuirebbe drasticamente innescando un processo a catena di ridimensionamento del mercato dei ricambi e delle riparazioni. In altri paesi, come Austria e Svizzera dove il trasporto su rotaia è già più sfruttato, effettivamente l'Aftermarket ha subito delle ripercussioni negative. Ad onore del vero va detto che in questi paesi, famosi tra l'altro per i loro paesaggi incantati e silenziosi, si è potuto sperimentare anche l'aumento di inquinamento acustico di cui i treni sono comunque portatori.

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