Articoli | 29 February 2012 | Autore: Antonio Massa

Soluzioni per velocizzare e ottimizzare

Tutti Iveco meno uno, Scania, i camion dell’azienda di famiglia di Andrea Del Trecco, il giovane autotrasportatore di Pescara che per il suo lavoro nutre un’autentica passione ereditata dal nonno Vincenzo, fondatore dell’impresa nel 1972. Lavorare per i corrieri espresso significa garantire la perfetta efficienza dei mezzi, senza se e senza ma. Conosciamo meglio l’impresa.

Dire che Andrea Del Trecco nutre entusiasmo per il suo lavoro è dire poco. Basta vederlo al volante, o accanto ai camion dell’azienda di famiglia per rendersene conto. Senza il rombo dei motori, la lucentezza delle cromature e il paesaggio che gli scorre intorno mentre guida avrebbe serie difficoltà a dare un senso alla vita. Meno male che c’è Ludovica, la sua ragazza, a distoglierlo un po’ da questa sua passione travolgente. E lui per questo le è tanto riconoscente da averle dedicato l’ultimo pesante entrato a far parte della flotta, un Iveco “Cube” decorato con la grafica di Hello Kitty. Un camion che rompe una tradizione nell’impresa di autotrasporto fondata a Pescara dal nonno di Andrea di cui parleremo più avanti: la motrice infatti è bianca, mentre tutte le altre sono rosse, inconfondibili sulle autostrade che percorrono incessantemente anche per via dei tanti accessori d’acciaio, le lampade e i gadget che ostentano, suscitando una miscela di ammirazione e invidia da parte degli altri camionisti che incontrano.
A dire il vero un altro strappo alla regola Andrea l’aveva fatto nell’acquistare per sé uno Scania (sempre rosso, però), mentre fino ad allora il marchio Iveco aveva regnato incontrastato tra i camion dell’azienda, tutti scarrabili.

Con gli scarrabili, attese minime
Scarrabili perché i Del Trecco svolgono un lavoro particolare, nel quale si sono specializzati con soluzioni che hanno permesso loro di crescere pur tra le enormi difficoltà che l’autotrasporto ha incontrato in questi anni. Andrea e i suoi autisti guidano infatti per conto di importanti corrieri espresso, del calibro di Artoni, Bartolini e Geodis. In sostanza, quando gli altri si fermano, loro partono, la sera, con due casse mobili sull’autotreno, da scaricare a centinaia di chilometri nei depositi siti presso le filiali dei clienti, dove ad attenderli ne trovano pronte altre due. Sgancia e aggancia, e in pochi minuti sono di nuovo sulla via del ritorno. Con un problema da risolvere, però: il luogo in cui effettuare la pausa obbligatoria di 45 minuti: “È un problema trovare un pur piccolo spazio per la sosta. Aree di servizio e parcheggi sono affollati di camion con in cabina gli autisti che dormono. E per noi, che arriviamo lì a notte fonda, trovar posto è spesso impossibile – racconta Andrea – così dobbiamo talvolta sistemarci alla meglio con il rischio di sentirci richiamare da qualche pattuglia della Polizia Stradale”.
I truck-stop, con i quali in Francia e Germania si è fatto fronte al problema della sosta dei mezzi pesanti, in Italia sono ancora rari. Un guaio che si aggiunge a tanti altri, come l’alto prezzo raggiunto dal gasolio e le tariffe autostradali che lievitano di continuo: “Ragioni che ci hanno spinto ad aderire all’ultimo fermo dell’autotrasporto di gennaio – prosegue Andrea – insieme a tante altre aziende del settore. Continuare a lavorare così è pesantissimo. Tolte le spese, i costi del personale e la necessaria manutenzione, non resta più nulla. Vai alla pari”.
Resta il vantaggio, per ora, che mentre si viaggia nella notte il traffico è pressoché inesistente. Qualcosa che compensa la dura vita al buio di personaggi come Andrea, dai quali dipende la regolarità del flusso delle merci affidata ai corrieri espresso. Alle prime luci del giorno, lui e buona parte degli autisti della ditta sono già di rientro alla base. Allora si lascia il volante, si scende dalla cabina e si consegna la chiave del mezzo a un collega al quale è affidata la distribuzione locale prima di andarsi a godere il meritato riposo. Certo, qualche inconveniente può sempre capitare, per questo due dei camion della flotta hanno una funzione jolly, da pronto intervento in caso di guasti: “Se un autista chiama per un’urgenza, chi si trova in sede corre a soccorrerlo e contemporaneamente viene avvisata l’organizzazione di Europe Assistance. Così le casse mobili possono essere trasferite sull’altro camion che punta a destinazione, mentre il carro attrezzi conduce quello in panne verso un’officina”.

Una storia di tre generazioni
Tre cognomi raccontano la storia degli appariscenti Stralis, e dello Scania, generosamente arricchiti con accessori di acciaio lucente, dai bull-bar alle calandre, fino alla fanaleria supplementare, con quella scritta che s’impone sopra i parabrezza: Andrea. Il giovane imprenditore è nipote dei fondatori dell’Autotrasporti Di Fazio e D’Aviera, e cioè nonno Vincenzo e nonna Lea, che avviarono l’impresa nel 1972 con un Fiat 682. Vincenzo purtroppo se n’è andato tre anni fa per un incidente che si fatica ad accettare: un malore o una distrazione mentre era a terra e il camion, che sembrava fermo, s’è mosso travolgendolo. Andrea, Shrek per gli amici, di nonno Vincenzo ha un ricordo vivissimo, compresi quelli dei primi viaggi fatti con lui, a partire dal primo in assoluto, a soli quattro anni, fino a Tavagnacco, in provincia di Udine: un’esperienza indimenticabile che ha segnato il suo avvenire, cioè il presente di oggi. Shrek, patentato dal 2007, e la sorella Federica, diventata il cervello amministrativo dell’azienda caduta senza preavviso sulle spalle dei genitori, Dario e Nadia (lei figlia unica di Vincenzo e Lea), non nascondono il peso di una responsabilità che contavano di condividere ancora a lungo con Vincenzo, che allo sviluppo dell’azienda aveva dedicato una gran quantità di tempo ed energie.
Chi ha memoria storica sa che, fino al 2001, per crescere era necessario rilevare le costose autorizzazioni di chi intendeva uscire dal settore. Solo la liberalizzazione giunta col nuovo Millennio diede a Vincenzo la possibilità di espandersi senza vincoli burocratici. Belle soddisfazioni per uno come lui, autista dipendente fino al 1972, quando i fratelli Bartolini gli proposero di mettersi in proprio col loro aiuto assecondando una strategia che prevedeva la dismissione graduale della propria flotta. Vincenzo accettò, e fece bene. Quelli erano anni d’oro per l’autotrasporto. La domanda aumentò tanto che Vincenzo si fece affiancare due anni più tardi dal cognato, con il quale viaggiava in coppia per abbreviare i tempi di resa della merce trasportata. La Di Fazio e D’Aviera crebbe così fino all’85, quando Nadia fece entrare in azienda Dario, che sposò l’anno successivo. Nel 90 e nel 91 giunsero invece Lorenzo e Alfredo, i due autisti più anziani della ditta, che a quel punto disponeva di cinque mezzi pesanti, tutti Iveco. Marca alla quale Vincenzo è stato sempre fedele tranne quando cedette appunto alle pressanti richieste di Andrea, che desiderava tanto avere uno Scania (del quale apprezza la comodità e i consumi ridotti rispetto ad altri camion, a parità di condizioni di viaggio e di potenza erogata). Nel 1995 l’azienda introdusse invece le prime casse mobili rivoluzionando il lavoro degli autisti, non più costretti alle lunghe attese per il carico e lo scarico.

Rapporto solido con Adriacar
Oggi la flotta è composta da 15 mezzi pesanti in marcia sulle linee assegnate dai corrieri.
Insomma, il lavoro è in una certa misura assicurato. Andrea e i suoi devono tuttavia preoccuparsi della perfetta efficienza dei mezzi, della corretta lubrificazione del meccanismo di consegne loro affidato e della professionalità degli autisti, che sanno di dover garantire la massima puntualità.
I veicoli si fermano solo nel fine settimana, con alcuni che vengono parcheggiati nel piazzale dell’Adriacar, tanto è solido il rapporto tra i Di Fazio-Del Trecco e la concessionaria Iveco di Pescara, la cui sede si trova nelle immediate vicinanze della loro. Tre mezzi però non tornano a Pescara nel week-end. Finiscono infatti la settimana lavorativa a Verona, Bologna e Firenze e i rispettivi autisti rientrano a casa con un’auto che riprendono la domenica sera per tornare al camion.
Per quanto riguarda la manutenzione, si fa da sé quel che si può, cioè quella ordinaria e qualcosa di più con la propria officina dotata di un’adeguata attrezzatura. Spiega Andrea: “Al cambio dell’olio e dei filtri, delle pastiglie dei freni, delle lampade e così via ci pensa mio cugino Paride, capace anche di eseguire alcuni lavori di meccanica e carrozzeria. Sa ad esempio sostituire i braccetti sterzanti delle ruote anteriori, le boccole di teflon dei timoni dei rimorchi e pure un paraurti ammaccato. Basta avvisarlo in tempo e lui si prepara a effettuare gli interventi tra un turno e un altro passato alla guida del suo camion. Per i lavori più impegnativi ci rivolgiamo all’Adriacar”.

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